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Festival delle cucine: Tavolo 1


Da oggi a venerdì pubblicheremo ogni giorno un breve testo. Proponiamo questi primi scritti collettivi come introduzioni per il dibattito nei tavoli di discussione che si terranno sabato 25 maggio durante il Festival delle Cucine Popolari Autogestite IV edizione (NAPOLI)

1) Organizzazione delle cucine in movimento tra emergenze e contesti di lotta

Quello che ci piace fare, oltre ad offrire pasti gustosi e costruire momenti conviviali, è costruire ragionamenti intorno al cibo e pensare questo come uno strumento di lotta e resistenza oltre che di socialità. Negli anni ci siamo trovati più volte a sperimentarne la valenza politica e la capacità di scatenare processi di conflitto. Dagli scogli di Ventimiglia alla stazione di Como, passando per i picchetti antisfratto e gli sgomberi nelle nostre città abbiamo visto come l’autoproduzione di cibo possa permettere l’autorganizzazione di quartieri e comunità divenendo un ingrediente fondamentale per la lotta.
La pratica della cucina collettiva ci ha portati a guardare il cibo non più solo come un bene materiale di prima necessità ma anche e soprattutto come un’arma di solidarietà per chi si ritrova a resistere a sgomberi, misure cautelari o soprusi vari messi in atto dal sistema politico. Grazie all’esperienza di questi anni abbiamo maturato la consapevolezza che il cibo, oltre ad essere necessario alla sopravvivenza di tutt*, può essere anche “solidale” con la resistenza di chi si impegna nelle lotte sociali. Perché questo avvenga non ci sono ricette pronte, ma guardando a ciò che già è successo possiamo cominciare a pensarne collettivamente alcune.
Giunti ormai alla quarta edizione del festival del cucine ci ritroviamo nuovamente a discutere e a confrontarci su come le nostre cucine si autorganizzano quotidianamente e nelle situazioni di lotta e resistenza, convinti che un confronto collettivo su questi temi sia sempre necessario e utile. Da diverso tempo c’è l’idea di produrre assieme un materiale scritto, che possa essere strumento utile per altre realtà che si trovano davanti al “come” fare una cucina popolare autogestita. Difficile proporre un modellino unico, perché le variabili sono tante, e anche le scelte politiche che si prendono. Proveremo anche quest’anno a sederci intorno ad un tavolo e condividere esperienze e suggerimenti, racconti di successi e di sconfitte per continuare a progettare insieme un modo di vivere la cucina come spazio aperto, inclusivo, libero e come strumento per attaccare il presente.

04/03/2017 Noi non siamo la coop! in difesa di XM24, contro la città dei centri commerciali

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Il 4 Marzo,durante la giornata “L’altra città esiste – Autogestione/Resistenza – XM24 non si tocca”, ovunque in città sono state organizzate iniziative diffuse in difesa di XM24 “A fronte di un progetto politico con cui l’amministrazione sta mettendo le mani sulla città e contro una ormai palese idea-modello di città e la desertificazione sociale che ne deriverebbe”, per “segnare la rotta verso un immaginario collettivo diverso: costruire insieme un’alternativa a questo deserto, partendo da quelle che sono le nostre pratiche di autogestione.” 

L’altra città esiste – Autogestione/Resistenza – XM24 non si tocca

Come Eat The Rich! insieme a tante e tanti altr* siamo andat* alla Coop delle Officine Minganti, nel quartiere della Bolognina. Abbiamo distribuito focacce, adesivi e volantini costruendo un’azione comunicativa di attacco e contestazione a un grande attore economico e politico della città. Abbiamo invaso gli spazi del centro commerciale recando fastidio alla sua grigia quotidianità. Dopo un giro in bici dentro alle officine Minganti ci siamo mossi in corteo raggiungendo XM24 e le altre iniziative della giornata. Amiamo XM24, odiamo i centri commerciali, rivendichiamo con forza un’altra città che pratica autogestione, libera dalla speculazione e dal profitto.

Qui sotto un nostro contributo scritto all’iniziativa:

NOI NON SIAMO LA COOP 
  
Ci hanno abituato a pensare che i luoghi di sfruttamento siano solo i campi con i caporali che sparano o le fabbriche dove gli operai muoiono per le falle nelle misure di sicurezza.
Ci hanno abituato a pensare che la violenza arrivi solo la notte nelle strade e nelle case, nelle guerre in altri Paesi del mondo, nell-antagonismo politico.
A ben guardare, entrando in un supermercato, percepiamo- più edulcorate – le stesse cose
Dalla selezione della clientela a un modello di vita produci-consuma-crepa, negli scaffali di questi supermercati troviamo la stessa immondizia 
Ci hanno sempre detto che la Coop siamo noi.
Siamo noi?
Coop Italia è un colosso della grande distribuzione industriale di cibo.
Coop impone i prezzi al mercato dei produttori, i tempi dell’agricoltura.
Coop è il caporalato e lo sfruttamento nei campi
  
Il racconto della cooperativa “rossa” , se mai è sembrato a qualcuno credibile, è crollato sotto gli occhi di tutti.
Coop è sfruttamento in ogni sua dimensione: sfruttamento di suolo urbano, sfruttamento dei terreni agricoli, sfruttamento del lavoro fuori e dentro ai suoi magazzini.
Coop è il Jobs Act messo in pratica: Coop è contratti stagionali, flessibilità imposta, ricorso alle agenzie interinali.
Lo è Coop come tutti gli attori della grande distribuzione organizzata (dai discount alle boutique).
Ma il ruolo di Coop è particolarmente significativo in una zona come Bologna perchè oltre ad essere uno dei principali attori in campo economico, lo è anche in campo politico.
Coop finanzia i “tavoli di partecipazione” (le nuove grandi menzogne dell’amministrazione) ed ogni progetto del sindaco e del partito della nazione.  
  
Coop ama così tanto la beneficenza da non limitarsi a regalare l’ invenduto alle mense per i poveri, ma foraggia i problemi economici dei gruppi finanziari suoi alleati
Sa benissimo muoversi tra i pacchetti più convenienti che il mercato del lavoro offre per pagare poco e guadagnare tanto.
Ricordate le cariche sui lavoratori in sciopero?.
La Coop compra prodotti alimentari da Israele, campione dell’apartheid contemporaneosi riserva di accaparrarsi il posto nel nuovo centro commerciale  del quartiere Bolognina, un tempio del consumo per non-proprio-poveri le cui porte a vetro scorrevoli dicono bene chi può entrare e chi no. La riqualificazione del quartiere è “partecipata” perchè il comune ha saputo trovare posti per tutti i suoi vassalli:una fetta di profitto a ciascuno.
Nel quartiere continuano gli sfratti e l’allontanamento dei poveri e dei “diversi”, Coop è anche questo. La grande distribuzione è complice della repressione dei quartieri, Coop è polizia 
Coop = cops
 
Sappiamo bene dov’è finita “la moneta che ride”: nelle loro tasche , fregiandosi di umanità e impegno sociale per nascondere lo sfruttamento e la violenza che anche a Coop stanno di casa.
Noi non siamo la Coop
  
Eat The Rich!
Gastronomia precaria 
Per l’autodeterminazione alimentare e l’autogestione dei quartieri.
Fuori i supermercati dalle città.

Bologninopoli – Festa popolare di quartiere

bologninopoli-big

qui il programma: https://www.facebook.com/events/317641058602354/

L’11 Ottobre 2008, con alla testa il sindaco Cofferati, una processione con tanto di fanfara da Piazza Maggiore arriva in via Fioravanti per inaugurare la nuova sede amministrativa del Comune di Bologna. Il nuovo e scintillante obbrobrio di vetro e metallo chiamato Palazzo Bonaccorso, in onore al Podestà che redasse il Liber Paradisus, che darà il nome alla piazza antistante. “Il primo pezzo del futuro cambiamento del quartiere circostante” dichiarò il sindaco.
Un atto non solo simbolico che segna la forte, e violenta, volontà di decidere il futuro della Bolognina. Continue reading

Riparte la Mensa Popolare anche al Berneri!

riprendiamo da: http://circoloberneri.indivia.net cucine-del-popolo-216x300

La provvidenza non esiste, l’autogestione si.

Con tanta felicità, voglia di sporcarci le mani e un pizzico di orgoglio annunciamo la riapertura della cucina del Circolo Anarchico Camillo Berneri. Il 9 novembre porta santo stefano sarà riavvolta dai fili della rete Eat the Rich, da quintali di pasta Iris, e da tutto ciò che serve per fare una Mensa Popolare Autogestita. Ci vogliono molti ingredienti, che ci impegniamo il più possibile perché siano realmente biologici e a km zero e rispettosi di chi lavora, ci vuole la birra in parte fatta proprio al Circolo, ci vuole uno spazio adeguato che è stato sudato e realizzato durante l’estate. Ma ci vuole anche metodo e decisione. L’autogestione si fa tutt@ insieme, perché non è un servizio, non è un osteria, non è un regalo. Non è faticosa se le mani a lavare i piatti sono due, quattro sei, otto…Se i coltelli ad affettare sono più di uno, se a cantare in cucina non siamo sol@. Ecco, l’autogestione si fa insieme, ed è un lavorino per cui serve amore e dedizione. Nessuno ce la regala. Vogliamo che i lunedì del Berneri siano sempre meno un osteria e sempre più una mensa autogestita. Allora dal 9 novembre, ancora più che in passato, chiediamo a tutt@ gli/le affamate di bontà, socialità e orizzontalità di aiutarci in questo esperimento, cioè una cucina e una strepitosa cena che veda la collaborazione di più persone possibili. Ci sarà un cartello in cui scrivere per cosa si è disponibili, oppure potete chiedere ai/alle compagne/e dell’assemblea come aiutare nei momenti precedenti alla cena. Non è che non abbiamo voglia, o tempo. é che fare le cose insieme , è praticare l’autogestione realmente, è una tentazione alla quale non riusciamo a resistere. Non per servire, ma per autogestire. Liberiamoci dalla logica che vuole gli spazi come donatori di servizi o palliativi e facciamo insieme il mondo che vogliamo, ora, senza aspettare prese di palazzi d’inverno o di primavera.
Dal bisogno nasce l’idea, dall’idea l’azione..e così via.

Autogestione e conflitto, conditi per bene sono un piatto a cui non si può resistere.