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Contro la città-frontiera // 11-12 Aprile @Piazza Verdi

Airbnb, fiumi di turisti, ristoranti dappertutto, una città infiocchettata dove a far le strade sicure e pulite ci pensano polizia, ordinanze e il rinnovo degli arredi urbani (con più telecamere e meno panchine). Una città decorosa insomma, una città qualsiasi, come tante altre dal nord al sud dell’Europa, sempre meno distinguibili e sempre più simili…
La retorica del decoro e della sicurezza ha un solo obiettivo: chi consuma non sia disturbato dalla vista e dal pensiero di quella realtà scomoda e sotterranea che costituisce l’altra faccia dell’opulenza e della serenità borghese. E allora retate, daspo, fogli di via ed espulsioni per gli indesiderabili, per quell’umanità che si barcamena nell’illegalità e per i refrattari che a questo osceno mondo si oppongono.
Ma questa gente, espulsa dalla vista dei consumatori, dove va a finire? Che stiano ai margini, al di là della frontiera interna e in galera o in un CPR se non si adeguano! Per costoro c’è posto solo fin dove e fin come possono esser sfruttati nella farsa del profitto: nei retrobottega della città bella, nelle cucine della city of food, nei turni delle pulizie di uffici e negozi, nel traffico a consegnare pasti, nei cantieri delle speculazioni edilizie.
Sfruttamento e ricatto reggono un tale moto di esclusione e inclusione condizionata. Senza un lavoro, anche il peggiore disponibile, non si arriva a fine mese, non si rinnova il permesso di soggiorno, si rischia lo sfratto o, peggio, l’espulsione e la deportazione dal paese. Un ricatto che porta addirittura chi emigra a lavorare gratuitamente in nome delle false promesse delle cooperative. Un ricatto che colpisce italiani e stranieri, in modo diverso certo, ma con lo stesso obiettivo: farci assecondare ogni richiesta di chi trae profitto da noi.
La città è una frontiera.

Lanciamo due giornate di incontri in zona universitaria, uno dei luoghi dove tale frontiera va costruendosi, per capire meglio in cosa essa consista e come provare ad abbatterla.

Programma:

Giovedì 11 aprile (P.zza verdi)
– Ore 18 Approfondimenti su DL Sicurezza e Immigrazione
+ Presentazione del corteo contro Cpr e razzismo di Stato del 25 aprile a Modena
– A seguire aperitivo popolare e musica

Venerdì 12 aprile (P.zza Verdi)
– Ore 13 Pranzo Eat the Rich in piazza
– A seguie dj set funky/hip-hop e allenamento di boxe con la Palestra Popolare Stevenson
-Ore 18 Spettacolo teatrale: Foodification – Come il cibo si è mangiato la città, introduce Wolf Bukowski.
-Ore 20 Discussione con i/le compagn* dell’Asilo occupato di Torino sui percorsi di lotta nei quartieri oggetto di processi di riqualificazione.

Venerdì 5 Aprile – Cena di autofinanziamento

Venerdì 5 Aprile durante la tre giorni di iniziative e laboratori organizzata a Xm24 in difesa dello spazio e dell’autogestione in città Eat the Rich invita tutt@ ad una cena di autofinanziamento per sostenere le spese del collettivo di cucinier* e quelle dello spazio.

Menù in aggiornamento. Come sempre nel piatto i prodotti a km0 politico dalle campagne dei produttori di CampiAperti – Associazione per la Sovranità Alimentar cucinati e condivisi a un prezzo autogestito e consapevole.

 

Eat the Rich è un progetto di mensa popolare autogestita, dietro ogni pranzo c’è un ragionamento preciso e delle scelte che rivendichiamo.
Non viviamo la cucina come uno spazio politicamente neutro e per questo non abbiamo mai voluto separare le riflessioni dalla pratica. Nell’organizzare la nostra cucina rifiutiamo la grande distribuzione organizzata e non acquistiamo quando possibile prodotti nei supermercati. Non rivendichiamo marchi o certificazioni, il nostro è un processo aperto di liberazione. Scegliamo di sostenere le economie solidali di produttori e trasformatori che con noi condividono l’idea di una comunità capace di autodeterminarsi nella scelta, nella produzione, nell’accesso e nella condivisione del cibo.
Proponiamo un prezzo autogestito perchè ognuno possa avere secondo i propri bisogni e dare secondo le proprie possibilità, consapevoli di non volere offerte ma contributi di ogni tipo per la condivisione di un progetto di costruzione di alterità politica e autogestione, che inizia nelle campagne sottratte all’agricoltura intensiva e allo sfruttamento umano ed animale, e prosegue nei momenti di cucina collettiva negli spazi sociali e nei territori di resistenza.
Eat the Rich vive la cucina come un luogo di autogestione e conflitto a partire dalla centralità della condivisione di un pasto genuino e accessibile.
L’invito a tutte e tutti è a partecipare ogni venerdì ai pranzi che si terranno nello spazio pubblico autogestito ed occupato Xm24, nonché al momento di cucina dalle 9.30 di mattina del venerdi e all’assemblea settimanale che si tiene ogni lunedi sera alle 20.30

Eat the rich – gastronomia precaria
la gioia è sovversiva se se magna

Biciclettata contro F.i.co e la city of food 13/05

Dopo la bella e lunghissima giornata di ieri, dove in tanti/e sulle bici abbiamo bloccato il traffico cittadino per denunciare i ricatti e i danni della city of food e del Fico, ci siamo presi qualche ora per prendere fiato.
Ecco un po’ di foto che raccontano le tante tappe della biciclettata di ieri.
Dall’ex Telecom un tempo occupata alle agenzie interinali che, come Randstad, gestiscono contratti precari nella città vetrina. Dal Cefa che organizza lo sfruttamento di tante/i migranti, alle multinazionali che come McDonald’s si approfittano del lavoro gratuito garantito dall’alternanza scuola – lavoro. Dall’hera che a fico parla di energie sostenibili e in Salento finanzia il progetto del Tap, fino a piazza verdi oggi teatro di nuovi progetti di riqualificazione come il guasto Village e il progetto rock. E poi il Fico di oggi, cattedrale dello sfruttamento a marchio bio, e quello di ieri, le officine minganti costruite in bolognina ed affidate alla mamma coop Italia che per fortuna ha già chiuso i battenti lasciando un altro mostro di cemento vuoto.

Grazie a tutte/i coloro che hanno pedalato con noi e alle realtà che hanno costruito con noi le tappe del percorso. grazie a la Ciclofficina AmpioRaggio, Crash! e Social log, al Terzo piano e la federazione USB, al collettivo Noborders e ai/lle compagn* di Paranoia, al Lazzaretto autogestito, ai NoTap del Collettivo AltaPressione e ai giocolieri di JuegaMas che hanno reso spettacolare ogni sosta.

Da questo mercoledì Eat the rich torna con un nuovo appuntamento costante: ogni settimana nell’orto di Xm24 la cena del mercoledì per magnarsi la city of food. Saranno momenti in cui continuare a condividere piatti e relazioni complici.

In alto bici e forchette.
Alla prossima.
Eat the rich

LA MALEDIZIONE DEL FICO – IN BICI ACCRISTO CONTRO LA CITY OF FOOD

https://www.facebook.com/events/344522902726371/

LA MALEDIZIONE DEL FICO – IN BICI ACCRISTO CONTRO LA CITY OF FOOD

Una leggenda (a cui crediamo come crediamo nel capitalismo sostenibile) contenuta in due vangeli, racconta la maledizione del fico: “La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: “Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti”. E i discepoli l’udirono.”
Racconta di un personaggio che, seppur ritenuto da molti onnisciente, vide un fico in foglie e non trovandone i frutti perché non era stagione decise di seccarlo. Continue reading

BICICLETTATA (della madonna!) CONTRO F.I.CO – Venerdì 8 Dicembre ore 12.30 @Xm24!

BICICLETTATA (della madonna!) CONTRO F.I.CO

Dallo scorso 15 novembre la city of food, la Bologna del turismo famelico, dei mercati riqualificati a misura di aperitivo chic, degli appassionati di esperienze preconfezionate da consumare espresse, degli assessori all’immaginazione, può finalmente fregiarsi di un nuovo
primato. Dopo due anni di rinvii e ben dopo la chiusura di quell’EXPO milanese a cui doveva fare da coronamento finale, ha aperto FICO Eataly World, il parco tematico agroalimentare più grande d’Europa. La grande opera del cibo in salsa green, con i suoi oltre centomila metri quadrati di suolo cementificato, i cento milioni d’investimenti tra pubblico e privato, le trecentomila ore all’anno di lavoro non retribuito, previste tra stage e alternanza scuola-lavoro, ha aperto i suoi cancelli. FICO, “soprattutto un progetto immobiliare innovativo”, oltre alla speculazione più becera avrà un altro ruolo, come nella migliore tradizione farinettiana FICO sarà un polo di produzione di narrazioni, una fabbrica dello “storytelling” che venderà a carissimo prezzo il feticcio della biodiversità italica. I più biechi palazzinari diventano
innovatori dell’urbanistica, una spietata agenzia interinale si trasforma nella grande opportunità di ogni giovane precario, l’industria dell’allevamento intensivo si traveste da piccolo allevatore che da un nome a ogni vitello, la peggior azienda multi-utility comunale diventa leader nell’economia circolare e sostenibile. Nella favola del capitalismo green e sostenibile non può mancare anche un profittevole riferimento al tema della mobilità e così, se da un lato raggiungere il centro commerciale è un’esclusiva per le automobili (visto lo sterminato parcheggio e il prezzo altissimo del biglietto della tanto decantata navetta del servizio pubblico) dall’altro vengono messe a disposizione centinaia di biciclette fornite dal colosso aziendale Bianchi per fare la spesa dentro il centro commerciale.
Anche questa nient’altro che una narrazione di facciata, nient’altro che fuffa.

Nel frattempo, mentre nei capannoni di FICO i grandi marchi della produzione industriale di cibo (Amadori, Lavazza, Granarolo, Mutti ecc..) si travestono da paladini della biodiversità per vendere il “made in (ea)taly” e qualche sprovveduto avventore rimane stordito dallo scontrino che riceve, dopo aver assaggiato la “tipica focaccia pugliese”, fuori in città va avanti il governo scandito da ordinanze e repressione delle forme di vita non conformi all’ideologia del decoro. Continua lo svuotamento delle piazze della socialità e lo sgombero degli spazi sociali, gli sfratti delle case popolari, i daspo ai senzatetto, le retate di polizia e giornalisti a caccia di facili scoop.
Quest’ennesima grande opera inutile e dannosa non è altro che la facciata in bella mostra di un governo cittadino, e nazionale, che sempre più esclude e marginalizza. Se è questa la città che affaristi e governanti vogliono cercare di costruire sta a noi provare a impedirlo.

F.I.CO non è che un’altra cattedrale del profitto nella city of food da sovvertire.

Per scaldare gli Human Motors in arrivo, per dare spazio alle voci e ai corpi contro il grande progetto farinettiano e contro la città del cibo, diamo appuntamento a tutte/i a venerdì 8 dicembre di fronte a XM24 per una biciclettata selvaggia che attraversi la city of food per segnalare i danni della riqualificazione in salsa bolognese e raggiunga la Fabbrica Italiana Contadina per contestarla.

APPUNTAMENTO ALLE 12:30 A XM24 (VIA FIORAVANTI 24) PER UN PRANZO RISTORATORE
PRIMA DELLA PARTENZA DELLA BICICLETTATA ALLE 14:00

E io ti mangio e Verso una rete di cucine in movimento | Di Laura M. Alemagna e Eat the Rich #almanacco 05

Qui potete leggere i due articoli usciti su Bologna city of food e Eat the Rich, a cura di Laura M. Alemagna, per il numero estivo dell’almanacco de La Terra Trema.

“Ci sedemmo dalla parte del torto
perché avevamo capito torta.”
Eat the Rich

“Bologna, città dei taglieri” …e delle anime belle!

Un articoluccio del “Corriere di Bologna” ci offre l’occasione di condividere alcune riflessioni sulla città e i suoi amministratori… E’ dalla nascita di Eat the Rich, quattro anni fa ormai, che mettiamo a critica un progetto di città a noi abbastanza chiaro; che si sviluppa su stimolo e indirizzamento del Comune, con investimenti di gruppi finanziari e coop, nel promuovere la Bologna della gastronomia, la “city of food”. E se già Camporesi in tempi non sospetti (era il 1989!) denuncia Bologna la “grassa” come un “cliché turistico-gastronomico molto approssimativo […] convenzione al limite della mistificazione, mito gastronomico e non verità alimentare, topos e luogo comune, non realtà”. Eppure su questa enorme bufala, come spesso succede, c’è chi c’ha bellamente speculato, politicamente ed economicamente.
In questi quattro anni questo ha comportato la progressiva trasformazione della nostra città in uno spazio a misura di residenti ad alto reddito e turismo superficiale – che non fa esperienza ma consumo a-critico, pranza da McDonald e fa cena da Eataly. Sono gli stessi studi del Comune di qualche mese fa a dire che all’innalzarsi del numero dei ristoranti, e dei prezzi, c’è stato un abbassamento della qualità del cibo. E mai in nessun modo si è determinato un aumento dell’accesso per tutte/i a un cibo buono e libero da sfruttamenti, della terra, del lavoro e degli animali. Una città e un’amministrazione che da anni non riesce ancora a soddisfare le basilari esigenze dell’Osservatorio Mense Scolastiche; che alla vertenza degli studenti contro la mensa più cara d’Italia risponde con cariche e misure cautelari; e però tira a lucido il Mercato delle Erbe, disseppellisce il Mercato di Mezzo, “riqualifica” il Mercato Albani e si prepara ad inaugurare Fico.
Non si sa se piangere o ridere dell’articolo di ieri del Corriere di Bologna, dove si manifesta una preoccupazione di “indigestione” e gentrificazione della città. I numeri potrebbero stupire qualcuno, ma per noi è palese la malafede di chi scrive l’articolo e dell’assessora Gambarelli nel voler far passare come “naturali” questi processi. Dare implicitamente la responsabilità al mercato e alla libera impresa dei processi di trasformazione, non fa che nascondere il ruolo degli amministratori locali che predispongono linee guida e concedono licenze e permessi. Dove sono finiti l’entusiasmo e le gioiose visioni di Merola, Lepore e co(op)mpagnia cantante? Nell’epoca in cui non sono più le nazioni ad essere in competizione, ma le città stesse in una competizione “g-locale”, c’è chi ha scelto in maniera pienamente cosciente che Bologna debba diventare la city of food. Non c’è spontaneità ma strategia pianificata fordista nei ritmi del consumo e del tempo libero. Città parco-giochi, con ognuna il suo tema, le sue “tipicità”, che devono praticare virtù socialmente accettabili con mercatini bio scintillanti, orti urbani, piste ciclabili, città smart, co-partecipate, città solo apparentemente più libere. Apparentemente perché sono le stesse degli sgomberi di famiglie e migranti, dove non vengono tollerati, e quindi prontamente repressi, tutti i comportamenti devianti, eccentrici, anti-sociali, non-consumistici o conflittuali.

Lungi da noi la nostalgia per personaggi disgustosi come Beppe Maniglia ma quello che ci domandiamo è fino a quando tutte/i a fare aperitivo in centro protetti da gigantesche fiorere Jersey?

I dati della camera di commercio forniscono solo una fotografia distorta dove tutto si confonde e nel magico gioco della fabbrica del turismo paiono non esserci padroni e responsabili, ma solo vincenti e vinti. Sappiamo che la storia è ben diversa e presto o tardi gli esclusi dalla grande abbuffata sapranno e dovranno rovesciare il tavolo di corte.

qui l’articoluccio: Bologna, città dei taglieri

Stay foolish,
Stay hungry,
Eat the Rich!

Cena benefit per Bolognola

benefit-bolognolaDalle 20 cena benefit per Bolognola
saranno a disposizione materiali informativi e immagini dei lavori di autoricostruzione

Dopo gli ultimi eventi sismici di questi mesi, in uno dei territori coinvolti, Bolognola in provincia di Macerata, è iniziato un lavoro di cooperazione e risposta dal basso in evidente contrasto con la gestione classica delle “emergenze” di questo tipo. Una serie di nodi della rete di Genuino Clandestino (fra cui Campi Aperti da Bologna) si sono mossi per dare supporto a contadini e allevatori di Bolognola: questi ultimi si sono trovati a dover fare fronte a una tale emergenza contando solo sulle proprie forze, mettendo a serio rischio le loro vite, le loro attività e la sopravvivenza stessa di un’intera comunità montana che da queste dipende molto. Altre iniziative di solidarietà sono partite nel vicino territorio di Amatrice.
Come Rete Eat the Rich riconosciamo le pratiche di autodeterminazione che si articolano nei territori – di autoricostruzione dal basso, in questo caso – come nostre. Perché sono pratiche politiche e conflittuali, risposte di chi in questi anni, dal movimento NoTAV in avanti, abbiamo imparato ad ascoltare e seguire con sempre più attenzione.
Perché non crediamo invece nelle risposte dello Stato e del “circo” della gestione delle emergenze, che crea solo zone rosse e il cui interesse è quello di governare la popolazione attraverso l’emergenza, senza alcuna volontà di ascoltare i bisogni e i desideri di un territorio. Tante, troppe volte si è visto ciò in modo lampante, a L’Aquila ancor più che in Emilia: Stato per il quale la ricostruzione è solo argomento da mettere sul tavolo di contrattazione con l’Europa o mera speculazione per i (ri)costruttori.
Vogliamo dare vita a una raccolta fondi, che saranno destinati ai progetti esistenti a Bolognola per l’acquisto di ciò che serve all’autoricostruzione (pali, ferramenta, rivestimenti, ecc.) per rendere possibile la permanenza in quelle zone di allevatori, agricoltori e di tutte e tutti coloro che le abitano.

Rete Eat the Rich!