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LA MALEDIZIONE DEL FICO – IN BICI ACCRISTO CONTRO LA CITY OF FOOD

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LA MALEDIZIONE DEL FICO – IN BICI ACCRISTO CONTRO LA CITY OF FOOD

Una leggenda (a cui crediamo come crediamo nel capitalismo sostenibile) contenuta in due vangeli, racconta la maledizione del fico: “La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: “Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti”. E i discepoli l’udirono.”
Racconta di un personaggio che, seppur ritenuto da molti onnisciente, vide un fico in foglie e non trovandone i frutti perché non era stagione decise di seccarlo. Continue reading

Autoproduzioni resistenti: incontro con Urupia e Mondeggi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROGRAMMA:

Dalle 18:00 Spaccio Popolare Autogestito.
Dalle 19:00 Presentazione delle comuni e assaggi di olio e vino.
Dalle 20:00 Cena a cura di Eat the Rich.

Sul “mangiar bene” in questi anni ne abbiamo sentite un po’ di tutti i colori. Era il 2015 quando i “buoni” del cibo – Slow Food in testa – si inventarono quel buffo cartellone di “Expo dei popoli” per non lasciarsi scappare il grande affare milanese senza perdere la faccia, accostandosi ai “cattivi” dell’industria del cibo (come Mac Donald’s per esempio).
Dietro a questa apparente divisione si mascherava invece la sostanziale continuità tra i progetti di industriali produttori di alimenti standardizzati (e di pessima qualità) e quelli di chi ha costruito la propria fortuna celebrando invece genuinità e qualità del prodotto “sostenibile”.
Non ci stupì allora, non ci stupirebbe oggi. Quello che Mac Donald’s e Slow Food hanno in comune è l’ideologia produttivista, la struttura gerarchica dirigenziale, l’obiettivo unico di creare dal cibo lauti profitti. Con queste premesse, la minore o maggiore qualità del prodotto finale è un dato a nostro avviso irrilevante.

Abbiamo scelto da sempre di non guardare ciecamente alla sola genuinità del cibo, ma ripensare questa come l’esito della genuinità politica e sociale non solo dei processi produttivi, ma delle relazioni e delle comunità chi le innervano.

È stato questo a portarci a cercare e conoscere realtà agricole e sociali sparse in tutta Italia, con le quali abbiamo condiviso pensieri e piatti.
Vorremmo ora ospitarli in città per condividere i prodotti delle loro campagne, per raccontarsi attraverso quelli che sono veri e propri manifesti, prima che alimenti per il corpo.

Non tutte le realtà si trovano vicino a Bologna, ma il vero km0 per noi è prima di tutto politico.

Per questo incontro saranno con noi compagn* da due realtà agricole autogestite:
– La comune di Urupia nata in Salento nei primi anni 90 ed ancora oggi un vero e proprio laboratorio di autogestione e autoproduzioni.
(urupia.wordpress.com)

– “Mondeggi fattoria senza padroni” progetto di comunità, custodia popolare e scuola contadina di terreni occupati dal 2014.
(tbcfirenzemondeggi.noblogs.org)

Porteranno con loro vino pugliese e olio toscano, prodotti dell’autogestione da condividere, assaporare e discutere insieme.

BICICLETTATA (della madonna!) CONTRO F.I.CO – Venerdì 8 Dicembre ore 12.30 @Xm24!

BICICLETTATA (della madonna!) CONTRO F.I.CO

Dallo scorso 15 novembre la city of food, la Bologna del turismo famelico, dei mercati riqualificati a misura di aperitivo chic, degli appassionati di esperienze preconfezionate da consumare espresse, degli assessori all’immaginazione, può finalmente fregiarsi di un nuovo
primato. Dopo due anni di rinvii e ben dopo la chiusura di quell’EXPO milanese a cui doveva fare da coronamento finale, ha aperto FICO Eataly World, il parco tematico agroalimentare più grande d’Europa. La grande opera del cibo in salsa green, con i suoi oltre centomila metri quadrati di suolo cementificato, i cento milioni d’investimenti tra pubblico e privato, le trecentomila ore all’anno di lavoro non retribuito, previste tra stage e alternanza scuola-lavoro, ha aperto i suoi cancelli. FICO, “soprattutto un progetto immobiliare innovativo”, oltre alla speculazione più becera avrà un altro ruolo, come nella migliore tradizione farinettiana FICO sarà un polo di produzione di narrazioni, una fabbrica dello “storytelling” che venderà a carissimo prezzo il feticcio della biodiversità italica. I più biechi palazzinari diventano
innovatori dell’urbanistica, una spietata agenzia interinale si trasforma nella grande opportunità di ogni giovane precario, l’industria dell’allevamento intensivo si traveste da piccolo allevatore che da un nome a ogni vitello, la peggior azienda multi-utility comunale diventa leader nell’economia circolare e sostenibile. Nella favola del capitalismo green e sostenibile non può mancare anche un profittevole riferimento al tema della mobilità e così, se da un lato raggiungere il centro commerciale è un’esclusiva per le automobili (visto lo sterminato parcheggio e il prezzo altissimo del biglietto della tanto decantata navetta del servizio pubblico) dall’altro vengono messe a disposizione centinaia di biciclette fornite dal colosso aziendale Bianchi per fare la spesa dentro il centro commerciale.
Anche questa nient’altro che una narrazione di facciata, nient’altro che fuffa.

Nel frattempo, mentre nei capannoni di FICO i grandi marchi della produzione industriale di cibo (Amadori, Lavazza, Granarolo, Mutti ecc..) si travestono da paladini della biodiversità per vendere il “made in (ea)taly” e qualche sprovveduto avventore rimane stordito dallo scontrino che riceve, dopo aver assaggiato la “tipica focaccia pugliese”, fuori in città va avanti il governo scandito da ordinanze e repressione delle forme di vita non conformi all’ideologia del decoro. Continua lo svuotamento delle piazze della socialità e lo sgombero degli spazi sociali, gli sfratti delle case popolari, i daspo ai senzatetto, le retate di polizia e giornalisti a caccia di facili scoop.
Quest’ennesima grande opera inutile e dannosa non è altro che la facciata in bella mostra di un governo cittadino, e nazionale, che sempre più esclude e marginalizza. Se è questa la città che affaristi e governanti vogliono cercare di costruire sta a noi provare a impedirlo.

F.I.CO non è che un’altra cattedrale del profitto nella city of food da sovvertire.

Per scaldare gli Human Motors in arrivo, per dare spazio alle voci e ai corpi contro il grande progetto farinettiano e contro la città del cibo, diamo appuntamento a tutte/i a venerdì 8 dicembre di fronte a XM24 per una biciclettata selvaggia che attraversi la city of food per segnalare i danni della riqualificazione in salsa bolognese e raggiunga la Fabbrica Italiana Contadina per contestarla.

APPUNTAMENTO ALLE 12:30 A XM24 (VIA FIORAVANTI 24) PER UN PRANZO RISTORATORE
PRIMA DELLA PARTENZA DELLA BICICLETTATA ALLE 14:00

Oggi è domenica… domani si muore – pizzata+cineforum

 

 

 

 

DOMENICATA MANGERECCIA + CINEFORUM CON CORTOMETRAGGI BRASILIANI

Nell’attesa (insopportabile) dell’inaugurazione del forno “Sante Caserio”, vi aspettiamo a XM per una pizzata autogestita con rassegna di cortometraggi brasiliani

· h 17.00 MOSTRA DI CINEMA CONTEMPORANEO E POLITICO IN BRASILE
proiezioni e a seguire dibattito

· h 18.30 YOUFORN. GODIAMOCI STO FORNO
Prove generali del nuovo forno a legna “Sante Caserio”
Pizzata DIY, con la mensa popolare autogestita Eat The Rich!

· Banchetto di serigrafia benefit per l’occupazione Carolina Maria de Jesus di Belo Horizonte, dove vivono circa 800 persone sotto permanente minaccia di sfratto.
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La Mostra di Cinema Contemporaneo e Politico in Brasile arriva il 5 novembre a XM24. Il cinema brasiliano si autorganizza e prova a rispondere con un approccio estetico, formale e militante al colpo di stato del 2016 e al fascismo dilagante in vasti settori della società e delle istituzioni. Diversi corti con al centro della discussione temi latenti come la lotta dei senzatetto, il controllo e la repressione, il maschilismo e l’emancipazione delle donne, le urgenze socio-ambientali e la questione indigena.

Cortometraggi:

– “Bento” (2017) di Luisa Lanna e Gabriela Albuquerque (‘8)
Documentario su (la storia di) Bento Rodrigues, città devastata dal cedimento della diga della compagnia mineraria Samarco nel 2015.

– “Ferroada” (2016) di Adriana Barbosa e Bruno Mello (’25)
Un sogno cinematografico in omaggio allo scrittore-becchino Tico, che mostra una vita marginale, un’ispirazione estetica e politica.

– “Na Missão, com Kadu” (2016) Aiano Bemfica, Kadu Freitas e Pedro Maia de Brito (’28)
Nel maggior conflitto fondiario urbano dell’America latina, le compagne e i compagni della zona occupata di Izidora scendono in strada in lotta per una casa dignitosa. Kadu, portavoce del movimento e cineasta, imbraccia la cinepresa durante la marcia, accostandovi alcune riprese del 19 maggio 1915. Davanti al fuoco, poi, rievoca il giorno, la lotta e il sogno.

– “Procura-se Irenice” (2016) di Thiago B. Mendonça e Marco Escrivão (’25)
il riscatto di una figura ridotta al silenzio. “procura-se Irenice” (“cercasi Irenice”) è la ricerca di una sportiva dimenticata. L’incontro con una storia cancellata dalla dittatura.

 

 

 

 

 

 

E io ti mangio e Verso una rete di cucine in movimento | Di Laura M. Alemagna e Eat the Rich #almanacco 05

Qui potete leggere i due articoli usciti su Bologna city of food e Eat the Rich, a cura di Laura M. Alemagna, per il numero estivo dell’almanacco de La Terra Trema.

“Ci sedemmo dalla parte del torto
perché avevamo capito torta.”
Eat the Rich

“Bologna, città dei taglieri” …e delle anime belle!

Un articoluccio del “Corriere di Bologna” ci offre l’occasione di condividere alcune riflessioni sulla città e i suoi amministratori… E’ dalla nascita di Eat the Rich, quattro anni fa ormai, che mettiamo a critica un progetto di città a noi abbastanza chiaro; che si sviluppa su stimolo e indirizzamento del Comune, con investimenti di gruppi finanziari e coop, nel promuovere la Bologna della gastronomia, la “city of food”. E se già Camporesi in tempi non sospetti (era il 1989!) denuncia Bologna la “grassa” come un “cliché turistico-gastronomico molto approssimativo […] convenzione al limite della mistificazione, mito gastronomico e non verità alimentare, topos e luogo comune, non realtà”. Eppure su questa enorme bufala, come spesso succede, c’è chi c’ha bellamente speculato, politicamente ed economicamente.
In questi quattro anni questo ha comportato la progressiva trasformazione della nostra città in uno spazio a misura di residenti ad alto reddito e turismo superficiale – che non fa esperienza ma consumo a-critico, pranza da McDonald e fa cena da Eataly. Sono gli stessi studi del Comune di qualche mese fa a dire che all’innalzarsi del numero dei ristoranti, e dei prezzi, c’è stato un abbassamento della qualità del cibo. E mai in nessun modo si è determinato un aumento dell’accesso per tutte/i a un cibo buono e libero da sfruttamenti, della terra, del lavoro e degli animali. Una città e un’amministrazione che da anni non riesce ancora a soddisfare le basilari esigenze dell’Osservatorio Mense Scolastiche; che alla vertenza degli studenti contro la mensa più cara d’Italia risponde con cariche e misure cautelari; e però tira a lucido il Mercato delle Erbe, disseppellisce il Mercato di Mezzo, “riqualifica” il Mercato Albani e si prepara ad inaugurare Fico.
Non si sa se piangere o ridere dell’articolo di ieri del Corriere di Bologna, dove si manifesta una preoccupazione di “indigestione” e gentrificazione della città. I numeri potrebbero stupire qualcuno, ma per noi è palese la malafede di chi scrive l’articolo e dell’assessora Gambarelli nel voler far passare come “naturali” questi processi. Dare implicitamente la responsabilità al mercato e alla libera impresa dei processi di trasformazione, non fa che nascondere il ruolo degli amministratori locali che predispongono linee guida e concedono licenze e permessi. Dove sono finiti l’entusiasmo e le gioiose visioni di Merola, Lepore e co(op)mpagnia cantante? Nell’epoca in cui non sono più le nazioni ad essere in competizione, ma le città stesse in una competizione “g-locale”, c’è chi ha scelto in maniera pienamente cosciente che Bologna debba diventare la city of food. Non c’è spontaneità ma strategia pianificata fordista nei ritmi del consumo e del tempo libero. Città parco-giochi, con ognuna il suo tema, le sue “tipicità”, che devono praticare virtù socialmente accettabili con mercatini bio scintillanti, orti urbani, piste ciclabili, città smart, co-partecipate, città solo apparentemente più libere. Apparentemente perché sono le stesse degli sgomberi di famiglie e migranti, dove non vengono tollerati, e quindi prontamente repressi, tutti i comportamenti devianti, eccentrici, anti-sociali, non-consumistici o conflittuali.

Lungi da noi la nostalgia per personaggi disgustosi come Beppe Maniglia ma quello che ci domandiamo è fino a quando tutte/i a fare aperitivo in centro protetti da gigantesche fiorere Jersey?

I dati della camera di commercio forniscono solo una fotografia distorta dove tutto si confonde e nel magico gioco della fabbrica del turismo paiono non esserci padroni e responsabili, ma solo vincenti e vinti. Sappiamo che la storia è ben diversa e presto o tardi gli esclusi dalla grande abbuffata sapranno e dovranno rovesciare il tavolo di corte.

qui l’articoluccio: Bologna, città dei taglieri

Stay foolish,
Stay hungry,
Eat the Rich!

Cena e non solo – Per le occupazioni, contro i fogli di via! 23/06 dalle 18:00 @Piazza dell’Unità

 

 

 

Una cena solidale, ma non solo….. un momento collettivo di ripresa dello spazio pubblico dopo gli inquietanti eventi dello scorso 11 giugno.
Dalle 18 in Piazza dell’Unità Eat the Rich e solidali invitano tutte e tutti a prendere parte a una grande festa che ribalti il clima di terrore che vorrebbero creare.

Si parte dall’aperitivo con tanta musica (birre e buon vino), materiale informativo e cibo sovversivo!

Programma in aggiornamento – chi volesse prendere parte alla situazione contribuendo attivamente con laboratori, musica, spettacoli è invitato a contattarci.

Link del comunicato sui fatti dell’ 11 giugno https://reteeattherich.noblogs.org/post/2017/06/18/oltre-l11-giugno-a-bologna-cosa-sarebbe-dovuto-succedere-cosa-e-successo-cosa-vorremmo-succedesse-ora/

Oltre l’11 giugno a Bologna: COSA SAREBBE DOVUTO SUCCEDERE, COSA è SUCCESSO, COSA VORREMMO SUCCEDESSE ORA.

Questo scritto non è una pallida lamentela, né tantomeno il frutto della nostra democratica indignazione.
Conosciamo bene il vero volto del potere nelle nostre città e sappiamo come i grandi eventi siano veri e propri banchi di prova per le tecniche repressive. Non ci stupiamo quando individui in comiche divise blu ci colpiscono, deridono o insultano, né quando i loro dirigenti ci denunciano e attaccano con provvedimenti. Sappiamo che la merda per quanto la giri resta sempre merda. Per questo vogliamo partire da ciò che avremmo voluto fare domenica 11 giugno a Bologna. Sappiamo anche che un tavolo “green” di pericolosi pagliacci, con sopra un kitchissimo prato verde, resta sempre un tavolo di pericolosi pagliacci. E in una città che si tinge di verde (e il G7 ambiente è solo la punta malfatta di un iceberg molto meglio costruito) mentre si chiude e militarizza sempre più, avevamo intenzione di aprire uno spazio di libertà e di autonomia, incompatibile con i modelli che tanto piacciono all’amministrazione locale e dunque fieramente occupato ed autogestito. Lo abbiamo pensato insieme ad altre/i compagn* diverse/i ma affini, convinti della necessità di rimettere al centro questa pratica in uno scenario cittadino contraddistintosi negli ultimi anni per la frequenza degli sgomberi e la meschinità dei bandi, dei patti e delle assegnazioni.
Ci era chiarissimo fin da subito che a 2 anni dall’inizio dell’era segnata dall’arrivo del questore Coccia e della collaborazione con il PD di Merola questo passaggio sarebbe stato difficile, ciò nonostante ritenevamo necessario non smettere di pensarci e tentare. Eravamo anche consapevoli dell’enorme dispositivo repressivo schierato in campo nei giorni del vertice, ciò nonostante la sfida ci è sembrata essere all’altezza del presente e delle sue difficoltà.
Se queste valutazioni fossero corrette oppure sbagliate, questo non lo sappiamo.Ma non reagire in nessun modo allo stato di assedio di questi giorni bolognesi con elicotteri più persistenti delle zanzare e una città trasformata nella vetrina di uno zoo in cui dalle terrazzze dell’hotel Savoia (lusso un po’ dozzinale, c’è da dirlo) si può godere dello spettacolo della passività di chi si ammazza di lavoro per pagare un affitto esorbitante per poi tornare a casa magari attraversando mille check point, col dovere di mostrarsi soddisfatti perchè almeno c’è chi vigila sulla propria vita di merda, sarebbe stato più soffocante dell’aria stantia della questura.
Sappiamo che qualcosa nella pratica è andato sicuramente storto perché prima dell’ingresso di tutte e tutti noi nello stabile, la polizia ci ha prelevato a piccoli gruppi e portato in questura. Non ce ne facciamo una colpa, siamo abituat* a sbagliare, a cadere e rialzarci, pensiamo sia parte della nostra crescita e scommessa collettiva.
Ciò che conta è che da qui ha inizio un’altra storia, molto più lunga e meno affascinante.
Rinchius* dalle 8 del mattino alle 2.30 di notte nella questura di via 4 novembre, abbiamo subito un gigantesco trappolone delle forze dell’ordine conclusosi con tutti i provvedimenti di cui i giornali in questi giorni parlano compiaciuti,con qualche picco di meschinità nello sbattere in prima pagina le storie e le facce di chi ostinatamente e nonostante l’accanimento della repressione ancora non si è domato. Questa montatura mediatica e giuridica scatenatasi di recente, sappiamo che avrà il tempo che trovano questi giochini di questure e procure, siamo contenti di avere riabbracciato i due compagni trattenuti tutta la notte in stato di arresto con una ridicola accusa di furto. Lo stato di emergenza permamente ha giustificato strumenti sempre più immediati per pacificare i territori con un tratto comune abbastanza inquietante :l’arbitrarietà completa. Che sia il colore della pelle o il rifiuto ad essere produttivi e collaborativi con la ferocia del capitalismo poliziesco,che sia l’aperta ostilità alla monetizzazione delle nostre vite o la bestemmia agli idoli del profitto,l’obiettivo è chiaro : ripulire le città dalla feccia senza padroni. Per questo fogli di via come se piovesse in barba alla stessa legge borghese che ne circoscrive l’ambito di applicazione,fermi nella notte con accuse che sembrano tratte dalle barzellette sui carabinieri ,per portare a casa in questi giorni di gloria per la questura di bologna il bottino più alto in un campionato della merda tra questure di cui non ci avevano avvisato: vince chi la fa più sporca.
Ciò che ci rincuora invece è la complicità e solidarietà di tantissim* che dal primo momento hanno scritto, raccontato e condiviso notizie e che non hanno fatto mancare la presenza fisica ai presidi. Crediamo sia possibile individuare un motivo comune che ha spinto realtà e soggetti diversi a starci vicino in quelle ore e in questi giorni :il riconoscere possibili problemi e minacce comuni quanto traiettorie di risposta da costruire.
Che fare ora? Rinchiuderci nelle nostre case o scappare verso le spiagge che iniziano ad affollarsi? Crediamo nessuna delle due sia una risposta possibile, crediamo nonostante il caldo sia tempo di accendere ancora focolai di resistenza e passione rivoluzionaria, invadere le strade che si svuotano e riempirle di corpi, desideri e bisogni. Occorre costruire opposizione ad ogni tentativo di normalizzazione della città, dai fogli di via ai/alle compagn* alle ordinanze contro i minimarket, dalla “riqualificazione” speculativa che trasforma i quartieri popolari alla repressione delle esperienze autogestite come Xm24 fino anche ai maldestri tentativi di chiusura e spettacolarizzazione delle piazze come il Guasto Village in Piazza Verdi.
Per questo invitiamo tutte/i a una cena ricca di sorprese venerdì 23 giugno in Piazza dell’Unità dalle 19.
p.s. chi fosse interessato ad una scala a pioli usata solo una volta ,praticamente nuova, ci contatti in privato,prezzo d’occasione.
“ci sedemmo dalla parte del torto perché avevamo capito torta”
NON FIRMIAMO E RICEVIAMO COPIA