Author Archives: Eat the Rich - rete di cucine, mercati e laboratori di autoproduzione

Riparte la Mensa Popolare anche al Berneri!

riprendiamo da: http://circoloberneri.indivia.net cucine-del-popolo-216x300

La provvidenza non esiste, l’autogestione si.

Con tanta felicità, voglia di sporcarci le mani e un pizzico di orgoglio annunciamo la riapertura della cucina del Circolo Anarchico Camillo Berneri. Il 9 novembre porta santo stefano sarà riavvolta dai fili della rete Eat the Rich, da quintali di pasta Iris, e da tutto ciò che serve per fare una Mensa Popolare Autogestita. Ci vogliono molti ingredienti, che ci impegniamo il più possibile perché siano realmente biologici e a km zero e rispettosi di chi lavora, ci vuole la birra in parte fatta proprio al Circolo, ci vuole uno spazio adeguato che è stato sudato e realizzato durante l’estate. Ma ci vuole anche metodo e decisione. L’autogestione si fa tutt@ insieme, perché non è un servizio, non è un osteria, non è un regalo. Non è faticosa se le mani a lavare i piatti sono due, quattro sei, otto…Se i coltelli ad affettare sono più di uno, se a cantare in cucina non siamo sol@. Ecco, l’autogestione si fa insieme, ed è un lavorino per cui serve amore e dedizione. Nessuno ce la regala. Vogliamo che i lunedì del Berneri siano sempre meno un osteria e sempre più una mensa autogestita. Allora dal 9 novembre, ancora più che in passato, chiediamo a tutt@ gli/le affamate di bontà, socialità e orizzontalità di aiutarci in questo esperimento, cioè una cucina e una strepitosa cena che veda la collaborazione di più persone possibili. Ci sarà un cartello in cui scrivere per cosa si è disponibili, oppure potete chiedere ai/alle compagne/e dell’assemblea come aiutare nei momenti precedenti alla cena. Non è che non abbiamo voglia, o tempo. é che fare le cose insieme , è praticare l’autogestione realmente, è una tentazione alla quale non riusciamo a resistere. Non per servire, ma per autogestire. Liberiamoci dalla logica che vuole gli spazi come donatori di servizi o palliativi e facciamo insieme il mondo che vogliamo, ora, senza aspettare prese di palazzi d’inverno o di primavera.
Dal bisogno nasce l’idea, dall’idea l’azione..e così via.

Autogestione e conflitto, conditi per bene sono un piatto a cui non si può resistere.

GENomi antiFUFFA, 5 storie per dubitare dei Grandi Eventi Nutrienti

Genomi-Giap

La raccolta GENomi antiFUFFA, è il frutto di un laboratorio di narrazioni collettive, prodotto da Re:Common e curate da Wu Ming2 che ha coinvolto circa 20 persone, da marzo a ottobre 2015.
Il libretto raccoglie 5 storie per dubitare dei Grandi Eventi Nutrienti.

Sarà presentato Domenica 1 Novembre ore 16.oo all’arco della Pace a Milano durante l’incontro nazionale di Genuino Clandestino

Giovedì 17 Settembre – Libertà di migrare: confini, retoriche, sfruttamento e resistenze

Nell’ambito del settembre de La Bologna della Libertà [http://www.zic.it/inizia-il-settembre-della-bologna-della-liberta/]

ore 20.30 Sala Grande @Xm24

Da Lampedusa a Ventimiglia, dalle campagne del Sud alle Langhe piemontesi sono tante le storie e i corpi attraversati dalle linee dello sfruttamento.
Delle retoriche sul caporalato, molto simili a quelle sugli scafisti, e delle esperienze di lotta e resistenza ne parleremo con Wolf Bukowski e Mimmo Perrotta (SfruttaZero – Funky Tomato)

pano

Ventimiglia è Ovunque

NoBorder_BANNER_COL_WEBA quasi tre mesi dall’inizio della lotta sugli scogli, il Presidio NoBorders di Ventimiglia chiama gli altri territori per una manifestazione di solidarietà.
Nelle ultime settimane infatti le forze di polizia francesi e italiane hanno alzato la pressione sul Presidio. Non bastavano i rastrellamenti dei migranti che tentano di passare la frontiera, non bastava la loro detenzione illegale nei container della polizia francese, non bastavano i respingimenti. Ora le polizie di Italia e Francia cercano di colpire gli attivisti e le attiviste attive al presidio attraverso fogli di via, fermi in questura e addirittura carcere preventivo. Bologna risponde alla chiamata convocando un concentramento alla Stazione Centrale per allestire un punto informativo sulla situazione di Ventimiglia e sulle politiche di “accoglienza” che vengono riservate ai migranti che arrivano in città. Il presidio si sposterà poi verso Piazza dell’Unità, per una cena sociale seguita dalla proiezione del film “Io sto con la sposa”.
Bologna risponde perché siamo consapevoli che le frontiere sono ovunque, perché, con il suo hub center, la nostra città è diventata uno snodo determinante nella costruzione di muri contro i flussi migratori, nello stabilire in maniera discrezionale chi ha diritto o meno di rimanere in Europa.
Bologna risponde perché le misure repressive che hanno colpito gli attivisti di Ventimiglia, sono ampiamente utilizzate nella nostra città, diventata un campo di sperimentazione per fogli di via, arresti domiciliari e divieti di dimora.
Bologna risponde, perché Ventimiglia è in ogni città.

Bologna No Borders

la convocazione da parte del Presidio No Borders di Ventimiglia

DOMENICA 6 SETTEMBRE 2015

>> ore 17.3o Concentramento Piazzale della Stazione Centrale

>> Arrivo Piazza dell’Unità con cena a cura della Rete Eat the Rich e CampiAperti 

>> proiezione di “Io sto con la sposa

Si balla a Ponte San Luigi

Pubblichiamo il comunicato del Presidio No Border Ventimiglia in seguito ai fatti accaduti domenica 9 agosto a Ponte San Luigi

Ieri notte a Ventimiglia un centinaio di migranti è salito su un treno per attraversare in blocco il confine italo-francese. Molti di loro li avevamo conosciuti sabato in occasione dell’assemblea No Borders in stazione, durante la quale avevano avuto la possibilità di prendere parola ed esprimere la loro esasperazione per la situazione insostenibile in cui versano da mesi. Come prevedibile, il tentativo di attraversamento si è scontrato con i controlli costanti effettuati dalla gendarmerie a Menton-Garavan, la prima stazione oltreconfine. I migranti fermati hanno deliberatamente scelto di sfidare la chiusura della frontiera e rifiutato di scendere dal treno. Sono stati pertanto trascinati di peso sulle camionette per essere ricondotti alla postazione frontaliera francese di Ponte San Luigi, dove sono stati messi in container recintati ed è stata inoltrata alle autorità italiane una richiesta di riammissione sul proprio territorio.

Questa pratica è abituale per tutti i migranti sospettati di provenire dall’Italia e che vengono sorpresi in Francia dai rastrellamenti sistematici effettuati sui treni, sui bus, nelle stazioni e nelle città. Quelli che vengono riammessi sono trasferiti alla postazione frontaliera italiana e da lì riaccompagnati dalla Croce Rossa in stazione. Chi non viene riaccettato viene semplicemente rilasciato in Francia. È una prassi che non viene accompagnata da alcuna formalità giuridica e di cui l’ASGI ha già denunciato l’irregolarità. In entrambi i casi i migranti non hanno altra prospettiva che riprendere il loro viaggio, durante il quale continuano a essere fermati, riportati in frontiera e ripartire.

Questa triste giostra dell’assurdo è ben nota al movimento No Border, che ha sempre svolto operazioni di copwatching e supportato con la propria presenza i migranti internati nei container di Ponte San Luigi. Anche questa notte, appena saputo l’accaduto, una ventina di solidali si è mossa per portare sostegno ai migranti ed essere testimoni di quello che stava loro accadendo. Giunti sul posto abbiamo trovato i migranti che protestavano per il loro essere rinchiusi e stipati come bestiame in uno spazio transennato troppo stretto per così tante persone.

La gendarmerie francese ci ha subito allontanati, schierandosi tra noi e i migranti per impedire qualsiasi contatto. Nel modo più eloquente possibile hanno riproposto materialmente lo spazio della frontiera e ci hanno ricordato che “Every Cop is a Border”. I nostri cori e la battitura – da mesi simbolo della lotta migrante – hanno fatto da ponte di comunicazione tra noi e i ragazzi, in un gioco di risposte, cori e grida di entusiasmo reciproci. Dopo balli e sberleffi a una frontiera che non abbiamo alcuna ragione di rispettare, abbiamo invitato i passanti in transito a esprimere la loro solidarietà contro l’ineguaglianza all’accesso alla mobilità tornando indietro; molti di loro hanno acconsentito.

Nell’istante in cui la gendarmerie francese ha deciso di procedere ugualmente alla deportazione dei migranti in territorio italiano, gli attivisti No Border hanno reagito cercando di impedire il passaggio dei furgoni sedendosi e sdraiandosi sulla strada. A più riprese siamo stati spostati in malo modo, spintonati e insultati, e diversi di noi hanno riportato contusioni.

Mentre la polizia francese è stata udita definire questa ripetuta serie di respingimenti “infornate”, quella italiana prendeva in consegna i migranti negli uffici di frontiera domandando ai ragazzi “a quale razza di bestia appartenessero”. Dopo simili trattamenti i migranti sono stati caricati sui furgoni e riportati in stazione a Ventimiglia, dove però il centro della Croce Rossa rimane chiuso di notte. Sono stati quindi costretti a trovare una sistemazione precaria accampandosi sul piazzale. In risposta abbiamo subito portato latte e viveri ai migranti bloccati in stazione, confermandogli ancora una volta il nostro sostegno.

Nel frattempo, affatto scoraggiati dagli eventi, abbiamo continuato a fare resistenza passiva alla frontiera italo-francese, nel tentativo di bloccare il trasporto coatto dei migranti. Non appena abbiamo deciso di andarcene, polizia francese e polizia italiana schierate in assetto antisommossa ci hanno stretto attorniandoci dai due lati della frontiera, costringendoci successivamente a seguirli in caserma.

I 17 attivisti italiani fermati, oltre a una nottata alla centrale di polizia, hanno rimediato un’identificazione fotodattiloscopica e una notifica di denuncia per “invasione di terreni o edifici”, in merito alla contestata provenienza dal presidio dei Balzi Rossi; chi aveva già qualunque tipo di precedente, in totale 6 persone, ha ricevuto istantaneamente un foglio di via che obbliga a recarsi al comune di residenza in capo a uno o due giorni in quanto “elemento pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica” e astenersi dal fare ritorno al comune di Ventimiglia per tre anni, onde evitare di “reiterare quei reati che creano allarme sociale”.

I 3 attivisti francesi, trascinati via brutalmente, sono stati dapprima identificati e rilasciati dalla gendarmerie, poi messi in garde a vue dalla polizia che li ha trattenuti al commissariato di Menton per dodici ore. I loro video sono stati cancellati e Medecins du Monde ha attestato le contusioni e le contratture accusate da uno di loro a seguito dei maltrattamenti ricevuti.

Al contempo apprendiamo che i membri dell’associazione francese “Au Coeur de l’Espoir” sono stati fermati dalla polizia mentre si recavano in stazione, sono stati trattenuti a loro volta in merito alla violazione dell’ordinanza cittadina che vieta di somministrare cibo ai migranti “per spirito di mera solidarietà”.

I poteri pubblici si rendono ormai conto della loro perfetta incompetenza nell’affrontare il fenomeno migratorio. Da decenni si cerca di gestirlo in modo sistematicamente improvvisato e emergenziale, colpendo la libertà di circolazione delle persone. In questa cornice il giro di vite sui migranti si fa espressione del cortocircuito in cui le istituzioni si sono incastrate: cortocircuito che si palesa qui a Ventimiglia nella forma del “Ping Pong”, così come dichiarato dal prestante gendarme incaricato di far sloggiare i migranti dai vagoni del regionale. Noi che ci troviamo ad osservare questa assurda partita, decidendo di stare tra una racchetta e l’altra, assistiamo a un dispiegamento delle misure repressive anche nei confronti delle realtà che esprimono solidarietà ai migranti senza limitarsi alla sola dimensione assistenziale. Aumenta la distanza tra la realtà delle persone in viaggio e le maglie strette di un sistema giuridico i cui provvedimenti sono brutali e inutili.

Noi continueremo a contestarli e a lottare per l’apertura di tutti i confini, continueremo a denunciare le deportazioni illegittime di migranti e le violenze a cui sono sottoposti, continueremo ad affiancarci alle persone in viaggio. Così come mari, deserti, e galere non fermano i migranti in viaggio, allo stesso modo non saranno certo i fermi o un pugno di indagini e provvedimenti amministrativi a fermare gli attivisti No Border. La lotta aperta questa notte a San Luigi è un passo in avanti nel nostro percorso ed è per questo che facciamo appello a quanti condividono le nostre ragioni a sostenere il presidio permanente di Ventimiglia e la lotta No Border in tutta Europa. Essere presenti a Ventimiglia, così come al Brennero, a Lampedusa o a Calais significa contribuire a sgretolare le frontiere di questa Fortezza Europa ormai in crisi. Un giorno sulle frontiere di quest’Europa balleremo, ricordando i tempi in cui ancora provavano a respingerci.

We are not going back!

Presidio Permanente No Border di Ventimiglia

Ventimiglia Border Kitchen

Formalmente la staffetta di Eat the Rich, con CampiAperti, è cominciata cinque settimane fa, sempre formalmente la staffetta è proseguita fino ad oggi. Come abbiamo già detto e scritto, però, dopo poco la partecipazione ci ha ecceduto coinvolgendo tanti e tante, singol* e realtà organizzate oltre noi.
11202810_1671011493117426_6782668834269656429_nDopo cinque settimane al presidio a Ventimiglia, anche grazie al nostro contributo, ci sono fornelli da campo, piani cottura, un forno a legna, un frigo e una dispensa inventariata. Tutte le cucine popolari sparse per l’Italia hanno già lì pronto tutto quello che occorre per contribuire anche con poche persone per pochi giorni. Questo è uno degli strumenti di incontro e organizzazione della vita in comune del presidio con i migranti; oltre ai corsi di lingue e lo sportello medico-legale, a cui è possibile prendere parte attiva.

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Queste righe non segnano la la chiusura della staffetta, nè vogliono farne un bilancio, ma crediamo nell’opportunità di in un rilancio ancora più diffuso e per rimarcare quanto sta già avvenendo. Perchè il presidio vive delle energie e dei corpi che lo attraversano. Non c’è da fare scommesse o previsioni su “quanto può durare”: il Presidio NoBorder di Ventimiglia è un flusso che intercetta flussi, organizza la risposta, giorno per giorno, alla domanda “cosa può un corpo” collettivo e quindi sempre mobile e in divenire. È uno spazio, simbolico e reale al tempo stesso, di pressione per le istituzioni, per il semplice fatto di esistere e fare rumore da quasi due mesi lì dove non dovrebbe essere, nelle forme che l’istituzione non governa, dove sono state ribaltate le logiche classiche di accoglienza caritatevoli ed emergenziali, che trattano i migranti come subalterni e soggetti passivi; è un possibile punto di applicazione della forza su una delle ferite aperte dell’Europa.