Si alternano le aurore e i tramonti, e per molti scandiscono anche il tempo del Ramadan.
Il presidio è ormai da qualche giorno dotato di corrente elettrica autoprodotta grazie a un pannello solare installato da un compagno di Dolceacqua. Questo permette a tutti di tenere carichi i propri dispositivi mobili e restare in contatto col mondo, sapere che succede. Altri contadini sono passati a portare la propria solidarietà come e quando potevano. La situazione è ancora bloccata: alcune voci dicono che la Francia mollerà la presa nei prossimi giorni, mentre qualche audace giornalista locale sostiene che dopo l’attentato di oggi (ieri, ndr) alla centrale le frontiere saranno ancora più rigide. In realtà al presidio oggi (ieri, ndr) non si respirava aria pesante: gli unici a lamentarsi della presenza dei migranti sugli scogli e dei solidali sono alcuni albergatori che si appellano alla pulizia del panorama con vista mare… La Gendarmerie espone il proprio vessillo appena dentro il territorio italiano, probabilmente perché la polizia italiana non ha intenzione di assumersi la responsabilità di azioni di contenimento. Ma in realtà non c’è, ne vi sarebbe motivo al momento, alcun tentativo di oltrepassare la frontiera dal varco ufficiale. Esistono altri modi per farlo, tra cui alcuni sentieri di montagna celebri anche per il ruolo che ebbero in altre epoche. Ma il problema non è quello. Il problema è che una volta arrivati in Francia se si viene fermati dalla polizia si viene rispediti in Italia.
A proposito del tentativo della polizia di tenersi in disparte in questa fase, cavalcando la vulgata dei media che hanno gioco facile ad attribuire l’intera responsabilità della faccenda alla Francia – sebbene sappiamo che il problema è dell’intera Unione Europea – va segnalato un tentativo di ieri pomeriggio di utilizzare un intermediario madrelingua arabo per convincere i migranti ad abbandonare gli scogli. Siamo intervenuti chiedendo quindi a uno dei presenti di tradurre per tutti i migranti ciò che veniva detto e garantendo così che non ci fossero imbrogli e false promesse. Il presidio infatti non vuole lasciare quegli scogli, perché sono simbolici, perché promettono visibilità, perché essere portati nelle strutture di accoglienza allestite a Ventimiglia significherebbe abbandonare la possibilità di entrare in Francia e proseguire il viaggio. Nella notte l’Unione Europea ha trovato un accordo che prevede la distribuzione dei migranti con un sistema di quote, il che non va affatto nella direzione della libertà di movimento, né di ricongiungimento familiare. Oltre agli altri problemi già ravvisati tra i governi stessi. Ma sono cose al momento più grandi di noi.
Il tempo del Ramadan (anche se non per tutti) dicevamo, le aurore e i tramonti scandiscono anche i tempi di cottura della Rete Eat The Rich. Come ogni sera la staffetta da Bologna ha garantito un pasto caldo, affiancandosi alle altre strutture che prestano aiuto (Croce Rossa e associazioni di aiuto francesi, oltre ai compagni liguri) ma che non hanno la possibilità di cucinare sul posto. Prima di tutto té per tutti, perché bisogna reidratarsi e reintegrare gli zuccheri. Poi polpette di riso con verdure e contorno di insalata con patate e fagioli.
L’ultimo episodio da segnalare è insignificante ma dà il segno di come molti italiani e probabilmente molti europei vivano questo tipo di vicende. Una commerciante del posto arriva a svegliarci urlandoci contro che non possiamo dormire lì – cioè per terra in un parcheggio – perché “c’è gente che deve lavorare”. Increduli rispondiamo che alcuni di noi devono lavorare il pomeriggio stesso a centinaia di chilometri di distanza. La signora a quel punto si imbestialisce e urla insulti e minacce. Poco dopo, resasi conto di non aver fatto altro che insultare persone che dormivano, viene a chiedere scusa tra le lacrime, dicendo una cosa ben peggiore: “Scusate, ma in queste situazioni si ha sempre la paura di essere aggrediti”. Questa frase dà la cifra del comportamento attuale di gran parte della popolazione italiana: l’aggressore che si finge aggredito. Poi, a quando va bene, a posteriori chiede scusa. Solo dopo aver espulso persone in cerca solamente di un rifugio dalla guerra, solo dopo aver affondato barche cariche di disperati in mare, solo dopo aver negato i diritti fondamentali a uomini senza volto. “Ho visto con i miei occhi quando li caricavano e li portavano via con i pullman, sono stata malissimo”. Eppure evidentemente, a pochi metri da questo presidio, molti locali (non tutti per fortuna) non parlano con nessuno, non entrano in contatto con nessuno, pur avendo per una volta l’occasione di farlo senza subire passivamente notizie che vengono da lontano. Non perdono occasione per continuare a raccontarsi le proprie fantasie, come la “paura di essere aggrediti”, la minaccia dell’invasione straniera. È generalizzata la paura di comunicare con chiunque, siano essi migranti o italiani in aiuto, a fronte di una continua auto-narrazione nella propria solitudine e disperazione. Sicuramente, un altro tipo di disperazione.
Ma stasera (Venerdì) per i migranti alla frontiera, per la staffetta e per tutto il presidio No Borders sarà festa grande e per qualche ora i pensieri cupi se ne andranno.
Domani sarà un’altra aurora, aiutateci anche voi a fare in modo che si chiuda con il tramonto di tutte le frontiere… We are not coming back!
Gastronomia precaria e clandestina – Eat the Rich e CampiAperti