Ecco il testo introduttivo per il terzo tavolo
previsto per sabato sabato 25 maggio durante il
Festival delle Cucine Popolari Autogestite IV edizione (NAPOLI)
3) Organizzazione della filiera tra sostenibilità e condivisione politica.
Il nocciolo del dibattito e dell’azione della rete di Cucine in Movimento costituitasi in questi anni di festival è il cibo. Poiché non è possibile esistere evitando di riferirsi al cibo stesso, col quale e attraverso il quale costruiamo e mettiamo in discussione relazioni materiali e sociali, i contenuti di quest’assemblea si configurano necessariamente come di collettivo interesse. Nella nostra quotidianità infatti tutti quanti ci rapportiamo al cibo, attraversando peraltro in maniera fluida diversi ruoli nel rapporto che abbiamo con questo: lo mangiamo, lo condividiamo, lo trasformiamo, lo autoproduciamo e lo compriamo. Il rapporto che ogni individuo instaura col cibo è totale poiché ognun@ è chiamato a porsi la questione necessariamente nel corso della propria vita, o più semplicemente nel corso della giornata; è tenut@ ad alternare ruoli differenti e fra loro strettamente interdipendenti.
Tale rapporto universale esiste ed è insolubile, a prescindere da come decidiamo di occupare la nostra giornata, dal tempo che dedichiamo al cibo e dal modo in cui lo facciamo. L’autodeterminazione alimentare non è quindi una prerogativa degli “addetti ai lavori” con specifici settori di pertinenza. Al contrario questa si configura come una questione che ci riguarda tutt@ e ci vede coinvolt@ tutt@ allo stesso modo: totale.
Ormai da anni i molti percorsi legati al cibo, che hanno peraltro contribuito ad accrescere ed intensificare la riflessione critica, la consapevolezza, nonché la riappropriazione e attuazione di “nuove vecchie pratiche” (in opposizione a quelle introdotte dal sistema capitalista attraverso i sistemi di produzione intensiva e Grande Distribuzione Organizzata), hanno fatto sì che prendessero forma delle “coscienze di categoria”, più che di classe, divise per settore di pertinenza, che hanno portato all’individuazione di istanze peculiari e specifiche dei vari percorsi: assemblee di piccoli produttori, di cucinieri e costituzione di gruppi di acquisto solidali che ogni giorno conducono la propria battaglia politica.
Tutto ciò, da un lato ha contribuito ad innalzare il livello di consapevolezza legato all’appartenenza di categoria, dall’altro sembra averlo fatto a discapito della consapevolezza che il cibo, le riflessioni e le pratiche ad esso connesse, riguardano nella loro interezza ogni individuo, prescindendo dal ruolo e quindi dal rapporto, transitorio e mutevole, che ha di volta in volta con quello di cui si nutre.Riteniamo necessario rimarcare tutte le connessioni e i concatenamenti – quelli necessari, quelli già esistenti, e quelli da ricostruire – fra i vari “momenti” della filiera alimentare, che portano il cibo dalla sua produzione al suo consumo, tenendo bene a mente che ogni singolo passaggio è tutt’altro che neutro, a partire dalle pratiche antagoniste e alternative al sistema di produzione capitalista. Ritenendo tutt’altro che banali domande quali: cosa, come e per chi produrre?
Ricercare un terreno di confronto unico al quale accedere come individui e come realtà politiche, in quanto tali inalienabilmente e totalmente legati al cibo in ogni suo aspetto, superando le distinzioni di categoria, con le medesime prerogative e condividendo le stesse istanze, è lo scopo di questo tavolo. Il cibo è uno strumento comune con cui condurre la stessa lotta.