Partiamo in quattro per l’avventura sarda: Venciu, Mari, Cla e Perez. Scesi dal bus, fermata Birra. E subito birra, tanto per ritardare. Si fa di tutto per perdere l’aereo, altre birre all’aeroporto Marconi e un caffé di troppo con cui sfidiamo la chiusura del gate e la pazienza dei dipendenti Ryanair. Arriviamo finalmente ad Alghero… in compagnia di uno straniero, quel crucco di Wolf Bukowski, lontano discendente dello zio Charles. E con due compagne “sarde”, R1 dalla Toscana e R2 originaria di Ivrea che, gentilissime, ci vengono a prendere all’aeroporto e ci portano in macchina fino alla bella Bosa, una cinquantina di km più a sud, sul litorale ovest. In mezzo, una strada mozzafiato, tra macchia mediterranea e una costa quasi oceanica, roba da buttarcisi immediatamente e fare surf, cosa forse troppo chic per dei viandanti genuini e clandestini quali siamo.
Eh già, perché la nostra meta finale è Settimo San Pietro, provincia di Cagliari, dove dovremmo arrivare venerdì per l’incontro nazionale di G.C. E proprio di questo parliamo in serata attorno a una bella tavola apparecchiata, ricca di fave e pasta al sugo. E di tanto altro, insieme a una decina di compagni sardi, ancora per modo di dire: in due vengono da Milano, uno da Venezia, una dalla Campania, i due sardi sono invece di rientro da esperienze al nord. Tutti vanno o tornano alla terra, c’è chi ha cominciato a mettersi in gioco in questo senso all’età di sessant’anni. Scelte forti, soprattutto considerato che a questa nuova terra d’adozione, a questo paradiso di 8000 anime in mezzo al nulla e sempre più oggetto di speculazioni e attacchi di ogni tipo, i nostri compas si sono così affezionati da mettere su, per difenderla, un comitato multiuso, una specie di “soccorso rosso” in mobilitazione permanente. Dall’acqua pubblica (su cui si erano attivati già tre anni prima del referendum, e su cui hanno aperto uno sportello per la lettura critica delle bollette, seguitissimo in paese, con cui spiegano quanta parte sia solo profitto del gestore) alla lotta contro un campo da golf (il più delle volte, in queste situazioni, semplice scusa per costruire villette sulla costa), dalla creazione di un gruppo d’acquisto locale alla battaglia del momento, quella in sostegno al sì al referendum sulle trivelle.
E proprio su questo si sono concentrate le ultime chiacchiere della serata, sul senso e sull’efficacia di un voto che, dopo l’esperienza del 2011, continua a portare con sé parecchie ambiguità e il rischio costante di un ennesimo tradimento conclamato.
Andiamo a dormire esausti e contenti. Domani (ovvero oggi) sveglia alle 6.30. Direzione: penisola del Sinis. Iniziamo a camminare.