Era il settembre del 2013 quando intorno a poche e semplici domande è nato il progetto di Eat the Rich, una mensa popolare autogestita ed al contempo un laboratorio politico aperto a tutta la città.
Alle questioni riguardanti l’accesso al cibo e l’autodeterminazione alimentare se ne sono presto aggiunte molte altre, prima tra tutte quella riguardante le forme dell’autogestione e della partecipazione collettiva.
Per molti/e di noi Eat the Rich è stato un vero e proprio laboratorio in cui sperimentare nuove forme dello stare insieme e dell’agire, nel tentativo di aggiungere contenuti alle forme di organizzazione collettiva già espresse fino a quel momento in città.
Al tempo la maggior parte di coloro che partecipavano al progetto veniva da esperienze di militanza in spazi sociali, collettivi universitari o associazioni e quotidianamente si scontrava con le difficoltà che tendenzialmente incontrano queste realtà nelle fasi di bassa partecipazione.
Eat the Rich! in quel momento significava per tutt@ noi “ripartiamo dalle pratiche”, politicizziamo lo spazio della cucina per farne un nuovo modus operandi nella ricca galassia delle forme di conflitto ed autogestione.
Possiamo dire che in qualche modo il tempo ci ha dato ragione di questa scelta e se le biografie individuali di alcun* di noi hanno fatto si che periodicamente compagn* lasciassero il progetto (o la città), sono stati molt* di più coloro che si sono unit* con gioia, chi soltanto aiutando in cucina e chi solo seguendo le assemblee e gli incontri, i più facendo entrambe le cose.
Sono passati oltre 40 lunghi mesi e molte cose sono cambiate, al nostro interno (abbiamo costruito una rete con altre cucine e gruppi di acquisto in città, promosso un festival nazionale di cucine popolari autogestite ed aperto tanti altri spazi di ragionamento) e soprattutto al di fuori di noi. L’attacco repressivo generalizzato alle forme di autorganizzazione e di resistenza ci ha necessariamente chiamato in causa e, dalle case occupate di Bologna agli scogli di Ventimiglia, abbiamo iniziato a sperimentare cosa un fornello potesse produrre se inserito nelle contraddizioni multiformi della realtà che viviamo.
Questo passaggio si è rivelato fondamentale e da quel momento non siamo più tornati indietro: la cucina per noi era diventata non solo un modo di esprimerci, ma un grimaldello per attaccare il presente.
Abbiamo fatto tutto questo (e molto altro che ora non riusciamo a condensare in queste poche righe) muovendoci liberamente in tutta la città, creando relazioni con altre realtà ed esperienze di lotta, provando persino ad occupare due volte spazi abbandonati (dai quali siamo stati due volte sgomberati), ma avendo base negli spazi di Vag61 in via Paolo Fabbri 110, o più precisamente nella sua cucina.
La nostra assemblea non è mai stata sovrapponibile o identificabile con quella che gestisce tutt’ora quello spazio, e Eat the Rich possiamo dire che ha vissuto in questi anni una storia propria ed indipendente dentro quelle mura, sicuramente lasciandosi sfuggire anche quelle che sarebbero state buone occasioni di incontro e scambio. Molti sono i fattori che hanno determinato l’impossibilità di costruire reali sinergie e tanti sbagli sono stati fatti a nostro avviso negli anni, ma ormai questa è storia passata e ancora una volta sentiamo il bisogno di guardare oltre.
Questo progetto è molto cresciuto e, per quanto tempi e modi non siamo stati noi a deciderli, la necessità di autodeterminarci pienamente non può più coincidere con la sola possibilità di vivere quello spazio come “ospiti”, scriviamo queste poche riflessioni per dire a tutt@ che da oggi Eat the Rich si muoverà in città, ovunque ce ne sia bisogno, per continuare a mangiare ricchi e costruire relazioni nelle contraddizioni del presente.
Saremo una cucina mobile, una nuova sperimentazione collettiva a cui invitiamo tutt@ a partecipare.
Come ci dicemmo qualche anno fa “ripartiamo dalle pratiche” consapevoli di essere su una strada scoscesa e ripida, ma anche emozionante e lunga, che presto ci riporterà a prenderci una piccola parte della città che vogliono chiudere.
Affilate i coltelli, pulite le forchette. La gastronomia precaria di Eat the Rich ha ancora voglia di cucinare ricette di libertà, ma abbiamo bisogno della forza di tutt@ coloro che fino a qui ci sono stati a fianco e di coloro che ancora non ci conoscono ma sognano una rivoluzione che parta anche dalle cucine.
Non abbiamo bisogno di strutture monolitiche o forme di rappresentanza: la strada non ci ha mai fatto paura, ora ancora meno!!
L’assemblea settimanale è per ora sospesa ma desideriamo in questo periodo sostenere e supportare XM24 (già parte della nostra rete di cucine) in questo difficile momento di attacco, invitiamo tutt@ a controllare la pagina fb di Rete Eat the Rich e il nostro blog per rimanere aggiornat* sulle prossime iniziative.