Giorno 3: #43Marzo
Sveglia più rilassata quest’oggi, e gran colazione offerta da P. ed E. Si aggregano E. e A. e ci portano a vedere le serre di cui si parlava ieri. Come si diceva, la vicenda nasce quando dei privati, ben inseriti in circuiti finanziari transnazionali, riescono ad ottenere la disponibilità di 64 ettari di terra per costruire delle serre fotovoltaiche: prendono così i finanziamenti pubblici, e dentro le serre non coltivano quasi nulla (palesemente in barba alle leggi sul fotovoltaico in agricoltura) mentre l’energia, come sempre, viene dispersa altrove. (Rispetto alla questione della trasmissione dell’energia tra Sardegna e continente, ci è sembrato di capire che la cosa abbia dei contorni particolarmente complessi. Rimanderemo a una riflessione successiva).
Come se non bastasse, la presenza delle serre copre tutti gli incentivi alle rinnovabili a cui il comune può avere accesso, impedendo ai residenti di ricevere alcun tipo di finanziamento pubblico per piccoli pannelli molto meno eco-invasivi. La prassi è quindi quella che si vedrà anche più avanti per altre questioni: saccheggio del territorio a puro scopo speculativo e con grave danno alla popolazione locale. Il tutto condito con le solite leggi forti con i deboli e deboli con i forti. I nostri ospiti ci raccontano di aver dato vita a un comitato, la cui avvocatessa è giunta addirittura a vincere le elezioni comunali. Intanto, il comitato fa ricorso al Tar e vince la causa, ma quando la palla passa al Consiglio di Stato la decisione viene magicamente ribaltata, e quindi nonostante la vittoria elettorale il progetto sembra essere inamovibile.
Dopo un rifornimento a un supermercato Coop, che ci ricorda quanto sia capillare la pervasività del brand che ben conosciamo, scendiamo in autobus fino al paese di Guspini.
Nel tragitto passiamo dalla città di Oristano, e dai comuni di Arborea e San Nicolò d’Arcidano. Purtroppo, per mancanza di tempo non passiamo ci fermiamo, ma questi luoghi meritano una menzione. Arborea ha visto negli ultimi anni il tentativo della Saras, azienda petrolifera già presente sull’isola e legata alla famiglia Moratti, di installare un progetto (chiamato Progetto Eleonora, con nessun riferimento alla Venciu) di trivellazione, che sono state però bloccate da un comitato che nel frattempo è arrivato sino al governo municipale. A San Nicolò, invece, ha sede un comitato contro la base NATO di Capo Frasca, il promontorio lì vicino, una delle tante presenti (e contrastate) sull’isola.
E a proposito di basi: pare che esistesse un progetto di copertura radar su tutta l’isola di cui i cittadini non erano stati informati dalle istituzioni. Ufficialmente posto in essere come difesa anti-migratoria coordinata da Frontex (e già così fa raccapricciare la pelle) sembra nascondesse in realtà questioni ancora più ambigue. Anche su questo cercheremo di approfondire.
Giunti a Guspini, incontriamo gli e le attiviste di un comitato contro il progetto di un gigantesco impianto termodinamico. Ce ne parlano al New Roxy Bar, il cui barista è il più simpatico del Mediterraneo.
Il tratto di strada che separa Guspini dal vicino Gonnosfanadiga lo percorriamo a piedi, guidati dai compas. Si tratta infatti della zona in cui il progetto contro cui gli abitanti di entrambi i paesi combattono dovrebbe avere luogo. E’ un territorio verde e meraviglioso, dedito ad agricoltura e soprattutto ad allevamento e pastorizia, che qui in zona sono particolarmente fiorenti. Il progetto prevede l’installazione di un parco termodinamico di 232 ettari (grossomodo l’ampiezza di 400 campi da calcio) di specchi fotovoltaici; i quali, per raccogliere energia solare, devono essere esattamente perpendicolari al sole e alla stessa altezza, il che vuol dire una gigantesca operazione di smussamento e appiattimento del territorio, oltre che colate di cemento. L’indotto per la popolazione locale sarà minimo, di breve durata (giusto il tempo di costruzione dell’impianto) e coinvolgerà solo qualche impresa edile; i pochi tecnici e operai specializzati che lavoreranno al progetto, infatti, verranno probabilmente da fuori. E il progetto stesso utilizzerà per la circolazione del calore dei sali, di un tipo sottoposto per la sua tossicità alla direttiva Seveso III. Insomma, lo solita operazione altamente speculativa fatta in combutta tra capitalisti che vengono da fuori e pochi grandi proprietari locali, che se abbastanza collaborativi garantirebbero la possibilità di esproprio nei confronti di altri proprietari che si dovessero opporre.
Ma i nostri compas, belli combattivi e organizzati (e tra loro alcuni sono pure nella rete di Genuino Clandestino!) garantiscono che il progetto non si farà mai. Un ottimismo della volontà che fa ben sperare, unito ad una gentilezza estrema: nel pomeriggio, dopo una spesa al fornitissimo discount MD, e una visita alla tomba dei giganti risalente al periodo nuragico, ci scorrazzano in montagna fino a una vecchia miniera abbandonata, dove condividiamo una gran cena sfiziosa con tanto di ottimo mirto offerta da loro, e dove troviamo un riparo per la notte.
E ci procurano, per l’indomani, una guida che ci accompagnerà nell’attraversamento della catena del Linas, per la quale i sentieri non sono segnati e la macchia mediterranea è delle più fitte. La sveglia sarà alle 7.00, e avrebbe dovuto unirsi a noi anche Vale, che però è bloccata a Bruxelles dalla cancellazione dei voti (altra cosa da approfondire, sull’isola e altrove: che succede a Ryanair?).
In preda ai fumi alcolici Perez scazza per tre volte il suo pin e in mezzo alle pendici dei monti il silenzio viene rotto dall’urlo ripetuto più volte VOGLIO IL MIO PUK!