Apprendiamo dai giornali “La Stampa” e il “Secolo XIX” del nuovo piano del sindaco di Ventimiglia per la sicurezza alimentare nei confronti dei migranti bloccati sugli scogli da ormai più di un mese. Giustamente il Sindaco si pone il problema igienico di una situazione che ormai non è più emergenziale. Tuttavia pare che a inquietare Enrico Ioculano non sia il fatto che nessuna istituzione (fatto salvo il Sindaco stesso) si sia mai preoccupata delle condizioni di vita dei migranti, bensì il fatto che vi sono gruppi che forniscono alimenti ai migranti, col fine (si suggerisce nell’articolo di Patrizia Mazzarello), di “strumentalizzarli”. Non è chiaro a cosa tenda la “strumentalizzazione” da parte dei gruppi accorsi e sarebbe il caso di esplicitare questa accusa gravissima.
Parliamo prima di tutto delle condizioni di “igiene alimentare”: la Croce Rossa non fornisce pasti caldi e a causa dei pasti forniti molti migranti hanno avuto problemi di diarrea per giorni, forse anche perché inizialmente il furgone atto a raccogliere le provviste era al sole e i cibi in esso contenuti imputridivano facilmente. Ricordiamo che è solo grazie all’insistenza dei “gruppi” che il furgone è stato spostato per non rischiare di perdere il cibo.
Inoltre, se si vuole parlare di igiene, perché non fare riferimento ai soli 4 bagni chimici per più di cento persone, o al fatto che non ci sono docce se non quelle autocostruite?
Ma parliamoci chiaro, il problema non è l’igiene, a cui nessuno si era interessato fino ad ora. Il fatto è che con questa mossa si vuole impedire che si costruiscano relazioni con i migranti. Si vogliono ricostruire quelle barriere che con difficoltà si sta tentando di abbattere, isolando i migranti sugli scogli dal resto della società. Perché? Non sono abbastanza le barriere che già esistono?
Il problema è che dà fastidio che gruppi di persone solidali si autorganizzino per costruire una resistenza alla situazione che si è creata: da un mese ci sono centinaia di migranti bloccati al confine per il continuo rimbalzarsi delle responsabilità fra Italia e Francia. Uno stallo che impedisce delle persone di muoversi liberamente tra confini intra-europei (quindi non di entrare in Europa in questo caso, paradossalmente) perché non europee. Questo è precisamente il punto, ma, come spesso accade nel nostro paese, si devia il discorso su dettagli tecnici, burocrazia, intoppi di qualsiasi genere che dimenticano che gli argomenti in questione sono esseri umani in carne ed ossa.
L’ordinanza del Sindaco non è forse questo un tentativo di rendere più difficile la vita sugli scogli? Perchè l’impressione è che la presenza sugli scogli dia fastidio al Comune nei termini in cui rovina l’immagine turistica e infiocchettata della costa.
Della reale situazione dei migranti nessuno si sta occupando, né le istituzioni preposte hanno mai provato a interfacciarsi ai migranti per capire quali fossero le loro volontà. Avrebbero capito che a Ventimiglia si è creato un sistema di collaborazione tra migranti, gruppi indipendenti e persone accorse in loro aiuto in cui nessuno è straniero. Avrebbero capito che per i migranti anche solo cucinarsi un pasto, come sta avvenendo, è un modo per continuare a vivere e una forma di autonomia, una forma di libertà che è negata da qualunque altra forma assistenziale. Avrebbero capito che se c’è un modo di abbattere la paura è proprio quello di collaborare tra persone diverse anche nelle situazioni più difficili. Se quel presidio ha una condizione minima di vivibilità e umanità è grazie a quei singoli e gruppi, che in autogestione e con i migranti stessi, da settimane organizzano la vita quotidiana.
Al presidio di Ventimiglia la legalità che ora si pretende non esiste almeno da quando l’Italia e la Francia hanno deciso di derogare ad ogni regola sull’accoglienza. Noi, assieme ai migranti, siamo lì per abbattere dei confini: primo tra tutti quello tra le persone.
Gastronomia precaria e clandestina dal presidio di Ventimiglia