Giorno 6, #47Marzo
Ed eccoci arrivati all’ultima tappa di questo nostro cammino mangiapiedi. Questa sera si arriverà a Settimo San Pietro, e la compagia si mescolerà con tante e tanti produttori, trasformatori e compagni provenienti da tutta Italia. Ma per ora siamo ancora noi, magnifici 7, e non abbiamo alcun desiderio di separarci. La sveglia è come di consueto prestissimo, alle 7 del mattino, e il ritardo di sonno generale aumenta ancora di più. A. e R. ci offrono la loro casa per una sessione di docce di cui abbiamo estremo bisogno, sia per noi stessi che per gli altri. Ma il primo appuntamento della giornata è lì dietro l’angolo: A. e A. sono venuti in macchina dalla vicina cittadina di Villacidro per raccontarci altre storie di saccheggio di territorio e ribellione. Li incontriamo nel Wunder Bar di Vallermosa, e tra un caffè e l’altro veniamo a conoscenza di un sacco di cose: dall’esperienza di un’assemblea permanente che a inizio 2015 occupa per ben 40 giorni il consiglio comunale di Villacidro e che esprime addirittura due rappresentanti istituzionali (ma sempre destituibili dall’assemblea stessa, in un bel tentativo di democrazia diretta) all’esistenza di una fabbrica di bombe nel vicino paese di Domus Novas, fabbrica che esporta strumenti di morte anche in Medio Oriente. E, a proposito, assurda è anche la vicenda dell’emiro del Qatar, che è stato protagonista di un’immensa operazione spuculativa in ambito sanitario che vede al centro il nuovo ospedale privato di Olbia. E a proposito, è praticamente accertato che l’emiro, che è tra l’altro presidente del Paris Saint Germain e che ha interessi ampi e diversificati in Sardegna, sia tra i massimi finanziatori dell’Isis. Sì, avete capito bene: il presidente della squadra di calcio di Parigi è corresponsabile degli attentati che hanno insanguinato la capitale francese nel 2015, e mentre lui ovviamente è intoccabile tanto che sposta capitali e fa profitti in tutta Europa, lo stato di emergenza nazionale e la chiusura delle frontiere devastano la vita di milioni di persone.
Rincuorati dall’ennesima prova che viviamo nel migliore dei mondi possibili, salutiamo A. e A. (li rivedremo la sera stessa all’incontro di Genuino Clandestino) e facciamo un buon pranzo in un ristorante di Vallermosa. Li davanti facciamo pure amicizia con dei richiedenti asilo che vivono in un centro d’accoglienza. E la questione migratoria ci si ripresenta in tutta la sua drammaticità, poco dopo, quando, appena giunti a Cagliari in autobus, nella bellissima piazza della stazione vediamo un quasi accampamento di migranti, presumibilmente gli stessi che solo una settimana fa hanno avuto il piacere di conoscere i lacrimogeni della polizia italiana, colpevoli di chiedere un trasferimento nel continente perché, come è del tutto evidente, in Sardegna non c’è lavoro.
Fatte le commissioni più disparate (banca, farmacia, negozio Wind per risolvere il problema del puk di Perez), ecco che ci muoviamo verso G. C. Ci aspetterà una cena, una sbronza colossale, e altri due giorni belli e impegnativi.
Ma una cosa sentiamo di dircela al termine di questo viaggio: il General Intellect ha funzionato alla grande!